La salute ha la priorità su tutto. Un detto valido nella vita di tutti i giorni, ma che lo è anche nel mondo dei Gran Premi. In una Formula 1 strettamente regolamentata, dove il numero di motori utilizzabili ogni anno è in costante calo, monitorare lo stato della Power Unit è fondamentale per l’affidabilità. Questa a sua volta viaggia in parallelo con la prestazione, dal momento che un propulsore più robusto e meno soggetto a degrado può essere sfruttato con modalità più aggressive. Punto di snodo di questa ricerca della perfezione è il laboratorio di chimica e analisi di Shell, presente in pista a ogni Gran Premio come parte del supporto fornito a Scuderia Ferrari.

A caccia di campanelli di allarme

Un costante viavai di ingeneri, meccanici e ospiti affolla il tunnel che conduce al box Ferrari. Guardando oltre le sgargianti pareti rosse e il trambusto di personale però, si riesce a scorgere anche un piccolo prefabbricato. È il laboratorio viaggiante di Shell, al cui interno trova posto una ricca strumentazione chimica per eseguire diverse tipologie di analisi sui fluidi che scorrono nelle vene della monoposto. Se a curare lo stato di forma del pilota sono i fisioterapisti, per il motore invece questo compito spetta al personale di Shell.

Tra le analisi più importanti spicca quella dell’olio motore, fluido cruciale in quanto responsabile della lubrificazione e quindi della protezione delle parti meccaniche. Spiega Valeria Loreti, Shell Motorsport Delivery Manager: “Misuriamo la quantità di metalli pesanti presenti al suo interno. In teoria, l’olio campionato prima e dopo ogni sessione dovrebbe mostrare lo stesso tipo di spettro. Se invece ci sono degli improvvisi picchi di qualche metallo, allora vuol dire che delle parti interne al motore fanno frizione l’una contro l’altra. Ovviamente questo non è desiderabile”.

“In caso vi siano di questi riscontri, parliamo con gli ingegneri, che in base alla loro esperienza e ai dati di telemetria possono risalirne all’origine, riconoscendo anche un potenziale campanello di allarme. Tracce di metalli pesanti infatti possono essere l’indizio di sfregamento e quindi dell’usura delle parti meccaniche. Inizialmente questo genera maggiori attriti, limitando la potenza utile trasmessa alle ruote, ma alla lunga può condurre a un cedimento. Monitorare lo stato della Power Unit dunque è una priorità assoluta, come riflette Loreti: “In Formula 1 i motori sono regolamentati, quindi è molto importante riuscire a capirne lo stato di salute. Sotto quest’ottica, l’analisi dell’olio è come quella del sangue”.

Si ringrazia FormulaPassion per l’importante contributo fornito grazie alla loro notizia:  F1 | Shell e le “analisi del sangue” del motore Ferrari | FP – Zoom – Opinioni (formulapassion.it)